Pioveva. Da tre giorni un cielo color topo rovesciava gavettoni sui passanti e, dalle gronde, traboccavano improvvisi scrosci che si abbattevano sui marciapiedi come colpi di frusta. L’acqua rimbalzava qua e là, scorreva in mille rivoli ai lati della strada, trascinava detriti e foglie, allagavano i vialetti dei giardini, riempivano le cunette di mota.
Intorno ai tombini si formavano grandi pozze che le auto solcavano sollevando onde melmose: i pedoni che non avevano l’accortezza di camminare rasente ai muri, investiti dall’inattesa doccia di fango, guardavano increduli i loro vestiti imbrattati da schizzi, mentre i guidatori si allontanava indifferenti.
La terra ormai era satura e le fogne non riuscivano a ingollare tutto quel diluvio.
Di tanto in tanto le nuvole si aprivano, l’azzurro occhieggiava e, per qualche ora, gli ombrelli si chiudevano. Ma era solo una pausa: le gocce riprendevano a tamburellare, sempre più rumorose, fino a diventare di nuovo un unico fragoroso rombo.
“Una volta si chiamavano acquazzoni – disse Silvestro, guardando fuori dalla finestra – però ‘bombe d’acqua’ suona meglio: sembra di stare in guerra.”
“Tu ci scherzi, ma il clima è davvero cambiato – obiettò il collega, seduto alla scrivania – quando eravamo ragazzi, non pioveva così: ti ricordi l’alluvione del ’66? fu un evento eccezionale.”
“Per i contadini non è un gran male: la primavera è stata asciutta… i campi hanno sete – replicò Silvestro – almeno siamo sicuri di non rimanere a secco, la prossima estate. E poi, se non piove in autunno, quando dovrebbe piovere?”
“Per me anche tutti i giorni, ma con un po’ di garbo – osservò il collega – non con questa violenza: in poche ore viene giù quello che dovrebbe cadere in un mese. Ti sembra normale il nubifragio là fuori?”
“Macché nubifragio! non lo vedi che è un uragano tropicale? – rispose ironico Silvestro, prendendo impermeabile e ombrello dall’attaccapanni della stanza.
“Allora, caro dottor Danti – disse il collega – se domani non vieni in ufficio, avverto la Protezione Civile?”
“Certo! e ricordati: Via De Gasperi 21, primo piano!” esclamò Silvestro, uscendo.
Rosanna Bogo