Certi colori ci ricordano la terra, la transitorietà, il decadimento, la sporcizia, l’intramontabilità e la morte. Ma questi colori trasmettono calore (ocra), promettono fertilità dalla terra nera (terra d’ombra bruciata), lasciano intuire la primavera (verde d’ombra) o risvegliano in noi la voglia di viaggiare in luoghi dove un cielo blu si stende sopra campi rossi (terra di Siena).
Una luce chiara conferisce forza e vitalità a questi colori mentre nella luce crepuscolare si affievoliscono, diventano torbidi e privi di vita. Vita e morte stanno talmente vicine l’un l’altra.
La tonalità cambia dal maggiore al minore.
Sono i colori del passato che ci catturano di nuovo, offuscandoci lo sguardo sul futuro.
Futuro: il blu della speranza e della fiducia, la luce che supera la transitorietà e la morte.
La Resurrezione come atto simbolico, il superamento spirituale della morte è un processo lento e spesso doloroso. Dunque, da dove provengono la fiducia e la fede, sentendosi andare inevitabilmente verso la propria estinzione?
Un morto è morto e il morire è un processo irreversibile, non ci si può fare più nulla.
Pur tuttavia i morti continuano a vivere nel nostro cuore quando pensiamo e parliamo di loro.
Molto di quello che hanno creato e pensato continua a vivere.
Sono la luce chiara e tutti i colori che brillano dall’oscurità che ci danno coraggio e fiducia.
Nel linguaggio musicale questo corrisponde al Requiem.
Musica per i morti, musica funebre, si potrebbe obiettare.
Con i loro Requiem, molti compositori ci hanno dato consolazione e fiducia.
Ne sia esempio il Requiem di Giuseppe Verdi con la sua ampia gamma di colori.
Qui troviamo colori più chiari, non più e non soltanto il nero, il marrone o il grigio… c’è molta luce e speranza, c’è consolazione e fiducia.
(Traduzione di R. Battilani)
Johann Widmer