Un racconto di Davide Pignedoli (TuttiSogni)
La vista della nebbia è filtrata dal finestrino, la fronte è appoggiata sul finestrino: sensazione di freddo.
Alla guida, lui parla e batte con le mani sul volante, al ritmo della solita musica. Guarda nello specchietto retrovisore, parla di niente: sensazione di niente.
Mi soffoco l’insofferenza nella giacca di pelle, la voglia di fuggire mi si secca in bocca con un sapore di nicotina. Sensazione ingannevole di calore, nell’abitacolo della macchina. Mi proteggo con un silenzio ostinato che si finge stanco, e lancio sguardi distratti alle luci ovattate dei capannoni, dei lampioni.
La mia città è tutta qui: lui che parla di niente, queste luci che mi scorrono accanto, mischiate alla nebbia. La mia vita è tutta qui: distesa su questa strada. Il finestrino si appanna pian piano; l’alone umido del mio respiro mi sale dalla bocca e si spande sul vetro, si sovrappone alla nebbia. Non si vede quasi più nulla di fuori. Mi proteggo così.
Gesti automatici cambiano stazioni radio, schivano e schifano ritmi latinoamericani, mi tengono gli occhi fissi fuori dal finestrino. Non metto a fuoco: mi proteggo così. Nemmeno io sono a fuoco, qui. Nella tasca della giacca di pelle la mia mano fruga alla ricerca di una voce amica, estrae i Virginiana Miller trovati questo pomeriggio su internet.
La musica mi protegge dalla voce di lui, la pianura padana mi anestetizza con la sua nebbia.
Questa città mi ammazzerà con la sua noia. Io mi proteggo così, dimenticandomi di viverla.
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