Undicesima e ultima Parte.
Qui la Decima Parte.
Il vecchio notaio volle celebrare la “vittoria” di Marcantonio con un pranzo a villa Traini. Coriolano portò con sé anche Marisa.
“Perché parlate di “vittoria” – osservò Clotilde – non si trattava di una causa tra due contendenti, Marcantonio era la vittima, l’altro il suo feritore!”
“Però se Guido fosse stato assolto Marcantonio non avrebbe avuto giustizia” replicò Carlo
“In effetti la cara Clotilde ha ragione! Diciamo allora che oggi si festeggia la vittoria della giustizia” commentò ironico don Casimiro.
“E del nostro Nicola” aggiunse donna Rosaria.
Nicola mangiava in silenzio, con aria al solito corrucciata, e fece finta di non sentire il complimento della madre. Coriolano notò che, invecchiando, somigliava sempre di più al padre, però non aveva lo spirito sarcastico e vivace del vecchio Traini; non diceva mai battute e, del resto, anche da ragazzo era un tipo chiuso.
Si era sposato giovane ma, dopo qualche anno, la moglie era morta, travolta da un’auto mentre attraversava la strada sulle strisce con il figlioletto in carrozzina. La disgrazia di certo aveva reso ancora più cupo Nicola e Marcantonio, quasi senza volere, si chiese se l’investitore fosse ancora tra i viventi. Miro, il figlio di Nicola, miracolosamente sopravvissuto all’incidente, sedeva a tavola accanto al nonno: era un adolescente dall’aria seria e non partecipava alla conversazione dei commensali.
“Beh, oltre al felice esito del processo, oggi vorrei festeggiare il ritorno tra noi di Marisa” disse Marcantonio, alzandosi in piedi con il calice in mano per proporre un brindisi.
Rosanna Bogo