IX. Sulle tracce della lepre
Magliana entrò nell’ufficio che divideva con Sapìa spalancando la porta. Era accigliato e scuro in volto:
“Novità importanti” disse con tono grave.
“Riferisca sintetizzando” replicò bruscamente il Commissario. Quando Magliana portava cattive notizie tendeva a diventare prolisso.
“La pista si è esaurita: le ragazze di via del Lavatoio sono a posto, ottimi voti e tutti rigorosamente autentici.”
“E il testimone in carrozzella?”
“Niente.”
“Allora abbiamo fatto un bel buco nell’acqua… ci toccherà mettere sotto torchio gli impiegati del Centro Elettronico.”
“A proposito di torchiare… qui fuori c’è un signore che scalpita: non vede l’ora di essere interrogato.”
“Lo lasci aspettare – disse con noncuranza Sapìa – penserò io a chiamarlo quando sarà il suo turno.”
“Ma non c’è nessun altro in attesa” osservò stupito Magliana.
“Davvero? stavo aspettando gli amici del suo testimone a rotelle – replicò il Commissario sfogliando l’agendina – si chiamano… Loli e Stoppa ma li lascio a lei… uno alla volta s’intende. Ho proprio bisogno di un espresso del bar! Vuole che le porti una pasta?”
Magliana trasecolò: non aveva mai ricevuto una gentilezza da Sapìa. Che evento!
“Bombolone alla crema?” chiese il Commissario.
Magliana accennò un timido sì con la testa: era notoriamente la pasta che preferiva e Sapìa se lo ricordava! Provò un improvviso trasporto affettivo per il suo insopportabile collega.
“Bene, porterò qualcosa anche per il suo protetto, il piccolo Oscar – aggiunse Sapìa uscendo – lei però si ricordi di chiedere ai testimoni se Tassi è andato al bagno, quella mattina.”
“Al bagno?” ripeté Magliana.
“Sì, al bagno, toilette, ritirata, WC, cesso, come preferisce, basta che non mi faccia l’eco!” disse Sapìa chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle. La vista di Cantoni che dondolava nervosamente una gamba gli aveva restituito l’usuale ruvidità.
Rosanna Bogo