Epilogo non tanto allegro
“Si trova scritto che Agostino, quand’era ancora in vita, stava leggendo un testo, quando vide passare davanti a sé un demone che portava sulle spalle un libro”. (Jacopo da Varagine)
(Qui il secondo racconto di questa serie)
Personaggi:
Agostino
Demone
Adeodato
Rufino
Villano
Prima Villana
Seconda Villana
La scena si svolge ad Ippona, intorno al 400 d. C., all’esterno dell’Episcopio e, successivamente, in un vicino villaggio.
Agostino: Adeodato, presto un cavallo!
Adeodato: Ma babbo noi non abbiamo un cavallo, sai bene che la nostra vita è austera, non possediamo nulla di superfluo ed ammetterai che un cavallo, di questi tempi, è un lusso. Per trasportare i bagagli nei viaggi più lunghi basta l’asinello Teodoro.
Agostino: Quello non è un asino, è una vecchia tartaruga. Portami subito un cavallo, chiedilo in prestito ai vicini.
Adeodato: I nostri vicini sono persone di condizione modesta…non hanno neppure l’asino.
Agostino (agitato): Insomma, stai a vedere che proprio ad Ippona non c’è un cavallo: trovami un destriero veloce come il vento, è questione di vita o di morte, va e rubalo se necessario!
Adeodato: Questo poi no davvero. Rubare è peccato mortale.
Agostino (con voce melliflua): Senti figliolo, devo al più presto raggiungere il paese di Agata: se non sarò lì prima dell’arrivo di Rufino temo che possa succedere il peggio.
Adeodato: E allora? Se si comincia a cavillare sulle motivazioni si finisce per giustificare anche l’omicidio ed io non voglio dannarmi l’anima, sia quel che Dio vuole, per salvare la vita di qualcuno.
Agostino (rassegnato): Sei un bel testone! Ma non perdiamo altro tempo, porta qui Teodoro.
Due ore dopo, in un villaggio nei pressi di Ippona:
Villano: Il vescovo in visita nel nostro povero villaggio e nessuno ci ha avvertiti della sua venuta!
Agostino: Non è una visita ufficiale, figliolo.
Rosanna Bogo