Al tatto la sabbia fine ci dà una sensazione di asciutto, però scorre tra le dita come un liquido. Clessidra. In un mondo nel quale il tempo sembra non avere più alcuna importanza.
Qui il tempo si misura in secoli o persino in milioni di anni, la durata della nostra vita viene calcolata in decenni e anni, composta da lunghe ore, rapidi minuti e secondi sfuggenti.
I secondi sono granelli gialli di sabbia che il vento soffia sopra il crinale delle dune. Come granello singolo non contano niente, ma in grande quantità riempiono l’infinito mare di sabbia davanti a noi. Il singolo granello di sabbia è quasi incolore, un minuscolo frammento bianco-sporco o giallo-rossiccio, ma l’infinità di granelli creano le montagne di dune gigantesche davanti a noi, irradiando sotto il sole una luce insopportabile di un giallo abbagliante e sgargiante.
Onde di sabbia, un mare sconfinato di onde enormi, flutti solidificati che si infrangono in silenzio sulle nere rocce.
Qui inizia l’infinito, qui finisce il tempo.
Sarebbe bello.
Il tempo siede sulla nostra groppa in modo spietato.
Una scia bianca nel cielo ci ricorda che domani alle 11.30 partirà il nostro aereo per Djanet…
… dobbiamo metterci in cammino… abbiamo ancora una cavalcata di un giorno davanti a noi… il mio orologio segna le 10.14… arriveremo a notte fonda… se tutto va bene… ma dobbiamo assolutamente prendere questo volo, per continuare in Algeria… il prossimo volo da Djanet parte soltanto fra tre giorni…
Forza, andiamo!
(annotazioni dal mio diario, marzo 1990)
(Traduzione di R. Battilani)
Johann Widmer