La luminosità pacata non è richiesta nei nostri tempi – forse -, chiasso, rumore, colori sgargianti e saette luminose sono preferibili ai colori discreti, modesti.
Non c’è bisogno di negazione del mondo se si ascolta il bisbiglìo del vento nel canneto, il sussurro dell’erba, se si percepisce il fruscio degli alberi.
Persino un blu delicatissimo può essere portatore di una forte espressività e i colori pastello-chiari nascondono una grande forza. La luminosità pacata non è un idealismo lontano dal mondo, è la speranza per un futuro pacifico, è la luce tenue nella notte scura che ci promette calore umano.
Ma fino lì la strada è ancora molto lunga.
Si dice che saremmo dei “global players” e che potremmo pianificare ALLA GRANDE.
Ma fintanto che non siamo capaci di fermare fame, guerra, malattie e ignoranza – e questo a livello mondiale – siamo molto piccoli.
Attualmente siamo dei “global loosers” e saremo anche in grado di spegnere la luminosità pacata. Dopodichè verrebbe il buio e il freddo, ci minaccerebbe l’era glaciale.
Il riscaldamento terrestre non è problema nostro, va bene per i politici buoni a nulla, avidi di profitto che si vantano e si danno delle arie.
Si tratta del clima umano su questa terra che deve diventare più caldo.
Dalla luminosità pacata dovrebbe scaturire un fuoco caldo.
Una luminosità pacata musicale è senza dubbio l’ “hommage a Piazzolla” di Gidon Kremers.
(Traduzione di R. Battilani)
Johann Widmer