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I segnalibri di Sant'Agostino

Il 28 Agosto la Chiesa Cattolica festeggia Sant'Agostino. Noi abbiamo preparato dei segnalibri, utilizzando l'opera di Simone Martini. Potete scaricarli dall'area di download.

 

Archivio per giugno 2015

Febbraio 2015 – Rosso – Nero

Febbraio 2015 - Rosso - NeroAcrilico 35 x 50 cm (2015)

 

14 febbraio 1945. Avevo appena sette anni e trascorrevo alcuni giorni di vacanza dai miei nonni.
Per me erano sempre giorni di festa. La grande casa nella quale si poteva scorrazzare liberamente, il ruscello davanti a casa, il frutteto dietro casa e l’immenso solaio dove il nonno teneva il suo laboratorio. Era già in pensione, aveva più o meno la mia attuale età, non poteva separarsi dalla sua passione per il legno. Faceva parte della gloriosa corporazione dei carpentieri, ma nel suo laboratorio – da noi chiamato “boutique” – fabbricava dei bei mobili, per la maggior parte di piccole dimensioni. Piallava, segava e torniva in un modo che i truccioli volavano da tutte le parti!

In quei tempi, com’era consuetudine da giovane garzone che era, andava in “peregrinazione” per alcuni anni, soprattutto in Germania, dove regnava ancora un vero imperatore.
Il nonno conosceva molte città come Bremen, Hamburg, Berlin (che considerava troppo “rumorosa”), Hannover e Braunschweig, ma la sua città preferita era Dresda.
Quando raccontava di questa città, elogiandone la bellezza, descrivendo nei minimi particolari tutte le opere architettoniche, del buon lavoro che aveva e dei capomastri gentili, non riusciva più a smettere di parlare, lui che era un uomo di poche parole.

Molti anni dopo, ancora ai tempi della Repubblica Democratica Tedesca, sono andato a visitare Dresda. Sono riuscito ad orientarmi, anche senza piantina, nella città ancora abbastanza nera. Tutto questo grazie ai ricordi dei racconti del nonno.
Mi sembrava di essere stato già lì una volta.

In quella data anzidetta del 14 febbraio, alle 12.30, ascoltavamo le notizie alla radio. L’annunciatore raccontava che gli alleati avevano bombardato massicciamente la città di Dresda nella notte precedente, riducendola in macerie e ceneri.
Mio nonno impallidiva, posava il cucchiaio accanto al suo piatto, si alzava e senza dire una parola abbandonava la sala da pranzo.
La nonna, seduta al tavolo, rimase come pietrificata, poi si riprendeva velocemente, dicendomi:” Vai a vedere che cosa gli è successo, sarà certamente sù nella “Budik”.
Era seduto a schiena curva accanto al banco da falegname, ripetendo sempre: “ Non può essere vero, non si può fare una cosa del genere, non si può distruggere in una sola notte tanta bellezza.” Dicendo così, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Io rimasi sconvolto, non avendo mai visto quest’uomo fiero e controllato così debole e impotente. L’unica consolazione che gli potevo dare era quella di mettermi a piangere disperatamente.

(Traduzione di R. Battilani)

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Johann Widmer

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Gennaio 2015 – Atemporale

Gennaio 2015 - AtemporaleAcrilico 40 x 50 cm (2015)

 

Al tatto la sabbia fine ci dà una sensazione di asciutto, però scorre tra le dita come un liquido. Clessidra. In un mondo nel quale il tempo sembra non avere più alcuna importanza.

Qui il tempo si misura in secoli o persino in milioni di anni, la durata della nostra vita viene calcolata in decenni e anni, composta da lunghe ore, rapidi minuti e secondi sfuggenti.

I secondi sono granelli gialli di sabbia che il vento soffia sopra il crinale delle dune. Come granello singolo non contano niente, ma in grande quantità riempiono l’infinito mare di sabbia davanti a noi. Il singolo granello di sabbia è quasi incolore, un minuscolo frammento bianco-sporco o giallo-rossiccio, ma l’infinità di granelli creano le montagne di dune gigantesche davanti a noi, irradiando sotto il sole una luce insopportabile di un giallo abbagliante e sgargiante.

Onde di sabbia, un mare sconfinato di onde enormi, flutti solidificati che si infrangono in silenzio sulle nere rocce.
Qui inizia l’infinito, qui finisce il tempo.
Sarebbe bello.

Il tempo siede sulla nostra groppa in modo spietato.

Una scia bianca nel cielo ci ricorda che domani alle 11.30 partirà il nostro aereo per Djanet…
… dobbiamo metterci in cammino… abbiamo ancora una cavalcata di un giorno davanti a noi… il mio orologio segna le 10.14… arriveremo a notte fonda… se tutto va bene… ma dobbiamo assolutamente prendere questo volo, per continuare in Algeria… il prossimo volo da Djanet parte soltanto fra tre giorni…
Forza, andiamo!
(annotazioni dal mio diario, marzo 1990)

(Traduzione di R. Battilani)

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Johann Widmer

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Dicembre 2014 – Luminosità pacata

Dicembre 2014 - Luminosità pacataAcrilico (2014)

 

La luminosità pacata non è richiesta nei nostri tempi – forse -, chiasso, rumore, colori sgargianti e saette luminose sono preferibili ai colori discreti, modesti.
Non c’è bisogno di negazione del mondo se si ascolta il bisbiglìo del vento nel canneto, il sussurro dell’erba, se si percepisce il fruscio degli alberi.
Persino un blu delicatissimo può essere portatore di una forte espressività e i colori pastello-chiari nascondono una grande forza. La luminosità pacata non è un idealismo lontano dal mondo, è la speranza per un futuro pacifico, è la luce tenue nella notte scura che ci promette calore umano.

Ma fino lì la strada è ancora molto lunga.

Si dice che saremmo dei “global players” e che potremmo pianificare ALLA GRANDE.
Ma fintanto che non siamo capaci di fermare fame, guerra, malattie e ignoranza – e questo a livello mondiale – siamo molto piccoli.
Attualmente siamo dei “global loosers” e saremo anche in grado di spegnere la luminosità pacata. Dopodichè verrebbe il buio e il freddo, ci minaccerebbe l’era glaciale.
Il riscaldamento terrestre non è problema nostro, va bene per i politici buoni a nulla, avidi di profitto che si vantano e si danno delle arie.
Si tratta del clima umano su questa terra che deve diventare più caldo.
Dalla luminosità pacata dovrebbe scaturire un fuoco caldo.

Una luminosità pacata musicale è senza dubbio l’ “hommage a Piazzolla” di Gidon Kremers.

(Traduzione di R. Battilani)

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Johann Widmer

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Novembre 2014 – Canzone d’autunno

Novembre 2014 - Canzone d'autunnoAcrilico 35 x 50 cm (2014)

 

È il tempo delle giornate grigie, della nebbia e delle anime erranti.
Notti lunghe e cupe, brevi bagliori di luce, profondo silenzio.
Il crepuscolo che passa nel mondo misterioso delle ombre intangibili.
Ombre che appaiono all’improvviso dal pallido muro di nebbia.
Un piccolo cane trotta nei pressi, orecchie pendenti, pelo bagnato, occhi tristi. Sparisce di nuovo nel grigio ondeggiare.
Immagini distorte e incolori, suoni e rumori vaghi di un mondo dietro una cortina molliccia.
Esiste soltanto la vicinanza diretta. Uno stelo d’erba con due goccie d’acqua brillanti. Ma questo scintillare significa luce e vita.
Un breve momento di estasi quando il sole penetra attraverso la nebbia, quando un cielo blu profondo si estende sopra gli alberi colorati, quando il calore scaccia la malinconia.
Questo è il momento in cui rientriamo di nuovo nella vita, quando il nostro intimo inizia a cantare
di gioia, la gioia per un altro giorno regalato, prima che le nebbie calino di nuovo.

La musica per quest’opera è di Olivier Messiaen da “8 préludes” (1929)
“Chant d’extase dans un paysage triste”.
Un meraviglioso studio di colori, suonato al pianoforte.

(Traduzione di R. Battilani)

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Johann Widmer

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Scrivolo

i racconti del nano grafomane

http://www.scrivolo.it

Segnalibri Sant’Agostino

Segnalibri Agostino

Il 28 Agosto la Chiesa Cattolica festeggia Sant’Agostino. Un’occasione, per noi, per ricordare il grande lettore (e scrittore!), morto 1583 anni fa.

Da stampare fronte e retro e  ritagliare: [download id=”52″]

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Dr J. Iccapot