Quarta e Ultima Parte.
I rapinatori non avevano un’aria professionale:
“Vigliacchi che se la prendono con quattro poveracci che stanno all’ospedale la notte della Vigilia e devono subire anche questo sopruso, come se non bastasse il male fisico – pensò irato Sapìa – così agitati di certo sono principianti… ancora più pericolosi… forse mirano all’armadietto della farmacia.”
I due balordi probabilmente avevano davvero in mente di rifornirsi gratuitamente di ‘roba’ ma, tanto per cominciare, si misero a ripulire i presenti.
Mentre il lungo, al centro della stanza, brandiva il taglierino, il bassetto iniziò a strappare catenine dal collo delle signore, rovistare nelle borsette e nei portafogli, sfilare gli anelli dalle dita.
Quando venne il turno di Pepito il delinquente però frugò invano. Irritato, colpì il povero Pampaloni in piena faccia con un pugno, poi gli assestò una ginocchiata nello stomaco e un paio di calci nelle gambe.
“Probabilmente è ‘fatto’ e non si controlla – pensò Sapìa – se avesse ancora qualche neurone in vita non perderebbe tempo a pestare un disgraziato senza un soldo in tasca, con il rischio di farsi beccare da un momento all’altro.”
L’aggredito, già stremato dal digiuno e non più giovane, subiva le percosse senza reagire.
“Lascialo stare, non vedi che è un morto di fame! – esclamò il commissario. Qualche legnata il Pampaloni se la meritava ma l’energumeno adesso stava esagerando! – perché non prendi il mio portafoglio?”
“Ma sì, hai ragione zio… chi sa quanta grana nascondi sotto quel bel cappottino da elfo” disse il rapinatore, infilando la mano nella tasca interna del loden di Sapìa.
Lo strafatto aprì con mani tremanti il portafogli: il commissario contava sull’effetto che avrebbe prodotto la vista del distintivo su quel mentecatto… non si aspettava certo di avere davanti un poliziotto e si sarebbe spaventato.
La sorpresa, in effetti, fece indietreggiare di qualche passo il rapinatore, dando a Sapìa lo spazio e il tempo per estrarre la pistola di Pepito: un giocattolo… ma chi poteva pensare che un commissario di Polizia andasse in giro con un’arma da bambini!
Il delinquente, convinto di trovarsi di fronte a una vera automatica, gridò al complice:
“Scappa, scappa Peppì, chillu è un figlien’trocchia.”
Rosanna Bogo