In Cina il colore giallo riscuote una valutazione molto positiva. Giallo è il colore del quinto punto cardinale, del “centro”, è il colore della terra e dell’imperatore. Il giallo è la metafora della gloria e dello sviluppo permanente.
Nella nostra cultura il giallo ha spesso una cattiva reputazione poiché viene associato all’invidia, all’avarizia e alla falsità.
Il pittore Kandinsky trova che il giallo abbia un effetto eccitante e “punge, agita e mostra il carattere del colore che agisce sull’animo in modo sfacciato e impertinente… potrebbe agire come espressione colorita della pazzia.”
Van Gogh era senza dubbio un grande maestro del colore giallo. Nei suoi quadri ritroviamo il calore dorato del sole nel giallo-oro dei campi di grano accanto al giallino di un “cielo limone-pallido contro pini in preda alla disperazione.”
L’ambivalenza del giallo dimostra quanto questo colore sia scomodo: soltanto il giallo puro e vero possiede la brillantezza e la forza e solo quando tende leggermente al rosso diffonde calore. Schiarendo il giallo esso appare opaco e malaticcio, scurendolo invece appare sporco e perde la sua dinamica.
In Cina l’elemento terra viene rappresentato tramite un quadrato giallo, è il mondo che porta il cielo e nutre uomini e animali. La terra è il destino del contadino cinese.
Lo scrittore cinese Shen Congwen scriveva negli anni quaranta del secolo scorso la novella “il bue”, in cinese “Niu”.
I personaggi principali sono un contadino e il suo bue. La dipendenza reciproca dell’uomo e dell’animale e la loro comune lotta per la sopravvivenza sulla terra gialla descrive le fondamenta dell’agricoltura cinese. Lo zio Niu e il suo bue riescono a sfidare l’avversità delle intemperie, della terra arida e della fame incombente fin quando un giorno il governo distrugge questa alleanza tra l’uomo e l’animale portando via il bue al contadino. Ciò che rimane è il giallo della terra che senza cure e sudore diviene sterile. Il giallo del suolo Loess diventa il giallo della sabbia del deserto. È la polvere gialla che in certe giornate dell’anno oscura il sole di Pechino.
È il ricordo al contadino e al suo bue.
È il monito per un futuro senza contadini.
(Traduzione di R. Battilani)
Johann Widmer