Un racconto di: Antonella Marrocco.

Il 31 marzo sei andata via.

Solo tornare col ricordo a quella mattina mi riempie gli occhi di lacrime.

Eravamo Tutti lì vicino a te, ormai non parlavi più, e il medico diceva che non sentivi più il dolore. Ma noi sapevamo che potevi ancora ascoltarci, che in qualche modo anche se non potevi parlare, riconoscevi le nostre voci e i nostri movimenti.

Sono certa che è stato difficile anche per te lasciarci. Ma non c’era più altra soluzione, e forse già lo sapevi anche tu. Sappiamo che ora stai bene lì dove sei, e anche se non è una consolazione, stiamo bene anche noi.

Ricordo il tuo volto con gli occhi sbarrati, il tuo respiro affannoso …. anche una lacrima rigò il tuo ormai esile viso prima di andare via.

Portavi con te poche cose, l’essenziale, avevi bisogno di poco.

“Spero che le scarpe che ti ho comprato per il viaggio siano comode! Sai che ho il pallino per le scarpe!”

Tua cognata ti ha portato la giacca nera, quella di lana, che aveva indossato tua madre. Lei dice che ti servirà per il freddo.

Ma quel nero sul volto ti intristiva ancora di più.

Tua figlia ha voluto metterti il foulard che portavi sempre al collo.

Forse ognuno di noi avrebbe voluto che portassi qualcosa con te per il viaggio, ma non avevi valigia, e forse non avresti saputo dove mettere tutte le nostre cose.

Sono certa che ci porti ogni istante nei tuoi pensieri, lì dove sei.

Sei tornata qualche istante per dirmi grazie. Ho sentito la tua voce, ho riconosciuto il tuo accento, ne sono certa eri tu!

I pensieri mi affollano la mente, le lacrime scendono da sole … non devo piangere, lei non vuole che io pianga.

Spero di rivederti ancora!

 

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