Un racconto di Donatella Quaranta.
“Che brutto tempo!” pensò Linda guardando fuori dalla finestra della sua stanza.
In quel pomeriggio di fine autunno il cielo plumbeo proiettava i suoi riflessi grigiastri sul giardino, rendendo uniforme e incolore il paesaggio. Il vento intenso agitava le fronde di un giovane arancio e, mutando continuamente direzione, strappava dal vecchio noce le ultime foglie avvizzite che, cadendo, senza toccare il suolo, sollevate dai refoli, formavano dei mulinelli qua e là.
Seduta allo scrittoio, Linda giocherellava distrattamente con la matita, immersa nei suoi pensieri.
Aveva aperto il quaderno per svolgere gli esercizi assegnati: due problemi di aritmetica da risolvere. Ma non aveva voglia di fare i compiti.
Da quando la sua mamma era volata in cielo, fare qualsiasi cosa era diventato mille volte più pesante. Senza il suo sorriso, o le sue parole dolci che le davano calore e sollievo, tutto le sembrava duro e faticoso. Anche i compiti scolastici.
Aveva otto anni, soltanto otto anni! Non riusciva a spiegarsi perché alla sua mamma era stato chiesto di andare in cielo e lasciare lei e la sorellina sulla terra, prive del suo affetto, nonostante fossero ancora così piccole! E poi… tra pochi giorni sarebbe stato Natale… il primo Natale senza l’adorata mammina…
Nell’atrio della scuola era stato collocato un abete alto alto. Era stato addobbato con un’ infinità di nastri argentati, con mille sfere colorate e tante lucette bianche intermittenti. Uno splendore.
Come ogni anno, ciascun bimbo, alunno della scuola, avrebbe dovuto scrivere una letterina a Babbo Natale. Le maestre avrebbero appeso ogni letterina all’albero, legandola con un nastrino rosso. L’albero si sarebbe arricchito dei desideri dei bambini, racchiusi in decine e decine di bigliettini.
Anche a Linda era stato chiesto di scrivere la letterina, ma da subito si era dimostrata restìa. Quest’ anno, a differenza degli anni precedenti, non aveva alcuna intenzione di avanzare richieste a Babbo Natale. Non era nella disposizione d’animo adatta.
“Non scriverò quella stupida letterina a Babbo Natale! Non mi va!” pensò, mentre due lacrimoni le rigavano le guance. “Tanto so già che Babbo Natale, quest’anno, non potrà esaudire il mio desiderio! Lui può solo portarmi i giocattoli in plastica, le bambole, i peluche, ma non una persona vera! Invece l’unica cosa che vorrei potergli chiedere è di riportarmi indietro la mia mamma! Ma so che è impossibile”.
Aprì il cassetto alla sua sinistra e tirò fuori un piccolo quadernetto con la copertina di tessuto beige con i fiorellini stampati. Era un diario segreto, con tanto di lucchetto e chiave.
“Serve per annotare i pensieri che attraversano la nostra testa e che non abbiamo voglia di rivelare agli altri” le aveva detto la zia quando glielo aveva regalato. “Il diario è un ottimo amico, potrai confidargli ciò che senti, le tue riflessioni, le tue idee e i tuoi desideri. Lui conserverà tutto ciò che scriverai e sarà muto come un pesce!”.
Linda aveva apprezzato il dono e, ultimamente, faceva ricorso spesso al suo piccolo amico.
Aprì il diario e rilesse ciò che aveva scritto il giorno prima: “Ho sentito in tv che tra pochi anni potrebbe esserci la fine del mondo. Se succedesse, sarei davvero contenta. Non perché io voglia morire, solo perché in questo modo potrei rivedere presto la mia mamma!”.
Linda non scrisse la letterina, non chiese nulla a Babbo Natale e la vigilia di Natale andò a letto, come tutte le altre sere, al solito orario.
All’improvviso una luce sfavillante riempì la sua cameretta come se fosse stata illuminata da migliaia e migliaia di candele. Tutto intorno a lei scintillava. Una sfera bianca luminosissima, della dimensione di una pallina da tennis, ricca di filamenti penduli che si flettevano oscillando, danzava per la stanza. La sfera si avvicinò lentamente a Linda, si posò sul guanciale e, repentinamente, assunse la forma di un bellissimo angelo. Era un angelo di luce bianca, abbagliante, con due ali bellissime e imponenti. Battendole lentamente e continuamente, l’angelo si avvicinò all’orecchio di Linda e le disse: “non essere triste piccola Linda, non sei sola. La tua mammina veglia sempre su di te, qualunque cosa tu faccia. Ti è sempre vicina e lo sarà in ogni momento in cui avrai bisogno di lei. Quando sei stanca, quando ti senti sola, rivolgi a lei il tuo pensiero e vedrai che tutto ti sembrerà più leggero e più semplice. Sorridi perché lei ti vuol bene e ti protegge”.
Linda sussultò e… si svegliò. Aveva sognato, ed era stato un bellissimo sogno. Una ventata d’aria fresca le colpì il viso, un soffio, un alito di vento, il battito d’ala di un angelo… Un largo sorriso si disegnò sulle sue labbra. Si raggomitolò tra le coltri e si riaddormentò.
La mattina di Natale le telefonò la zia, per dirle che, anche senza letterina, Babbo Natale aveva deciso comunque di lasciarle dei doni. Le cuginette l’avrebbero aspettata per aprire i regali.
Linda andò dalla zia, aprì il suo dono e ringraziò col sorriso sulle labbra.
Quel sorriso non fu solo un sorriso di cortesia ma, in cuor suo, un sorriso di felicità per un regalo più grande e importante che aveva già ricevuto: quello notturno, il regalo più gradito.
contributi
#1 da Mino il 23 dicembre 2010 - 16:59
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Emozionante davvero-
#2 da Piero il 23 dicembre 2011 - 11:34
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Bellissimo