L’uomo preciso entra nell’ufficio e si siede, in attesa del principale della ditta, con cui deve fare un colloquio di lavoro. Dovrà spiegare perché è appena stato licenziato dal precedente impiego e non sarà facile. Cercherà di far capire a questo sconosciuto che, nonostante le apparenze, lui è un impiegato affidabile che sa fare il suo lavoro. Forse sarà meglio evitare di raccontare della sua vita privata. L’uomo preciso si guarda intorno. Il suo sguardo si fissa sulla maniglia della finestra, che è storta. Chi l’ha chiusa ha fatto un gesto inefficace e approssimato. Sulla scrivania ci sono fogli sparsi, due penne blu senza tappo e un lapis con la punta consumata. Il tampone del timbro è aperto e l’uomo preciso allontana la mano, per essere sicuro di non sporcarsi. No, meglio non raccontare della recente separazione dalla moglie, potrebbe aggravare la situazione. L’uomo preciso guarda l’orologio. Sta aspettando da più di 17 minuti. Decide che aspetterà fino a 30, poi se ne andrà, perché non gli va di lavorare con un capo che non rispetta gli orari. E poi i quadri non sono dritti e le pareti su cui appoggiano andrebbero imbiancate di nuovo. Sul davanzale della finestra, intorno ai gerani in fiore, un nugolo di insetti minuscoli. I fiori portano insetti, si sa.
Dopo 31 minuti dal suo ingresso la segretaria del principale osserva l’uomo preciso uscire dall’ufficio senza aver sostenuto il colloquio. Lo chiama per nome, ma lui non si volta. Dentro l’ufficio la maniglia della finestra è chiusa, i quadri sono stati raddrizzati, i fogli sulla scrivania impilati ordinatamente, le penne blu hanno il tappino e sono state riposte nel portapenne, insieme al lapis, che adesso ha la punta acuminata. Il tampone del timbro è chiuso.
La segretaria sorride e chiude la porta. Quando il capo arriverà saranno grasse risate.
L'uomo preciso,
Beatrix