Settima Parte

Qui la sesta parte.

Daug venne condotto nel laboratorio del Capo-riparatore Dot. Aveva deciso di salvare la pelle ad ogni costo ed era disposto persino a sembrare un genio, bastava che non lo mandassero al Correzionale o al manicomio: lui voleva solo vivere.

Dot sembrava un tipo autoritario, ma non malvagio come Terios.

“Si direbbe che qualcuno le abbia dato una sberla con i fiocchi” disse Dot guardando in faccia il suo apprendista.

“Si Capo” rispose prontamente Daug.

“Terios è sempre nervoso con voi novellini, vi considera errori della natura, visto che non potete essere errori di OMNIA.”

“Si Capo, ma noi lo abbiamo irritato con le nostre domande.”

“Siete curiosi, eh? E allora perché non mi chiedi cos’è OMNIA, come fanno tutti?”

“Se avessi diritto di saperlo qualcuno me lo avrebbe già detto, Capo. Ho imparato che qui non si fanno domande, si ascolta e si impara. Si risponde solo se interrogati”

“Ma bene – disse Dot compiaciuto – sei un ragazzo sveglio, oltre che dotato e, se vuoi saperlo, potenzialmente più intelligente di me. Ho visto il tuo fascicolo, mi superi di almeno 20 punti nel test del Q.I. Ma dimmi, cos’era che ti attirava tanto nell’idraulica?”

“Le belle signore con tubi guasti, Capo – rispose sinceramente Daug – e l’abbondanza di tempo libero per bere, mangiare e dormire”

Dot sorrise, ormai lo aveva inquadrato: lo trovava simpatico e persino promettente. Lo condusse in un angolo del laboratorio e gli mostrò un disegno: sembrava un gioco di società, uno di quei quesiti enigmistici che si risolvono al mare, per passare il tempo.

“Osserva con attenzione questo schema e poi dimmi, d’istinto, senza riflettere, dove il percorso ti sembra non sia in armonia con il resto del modello.” Daug diede un’occhiata timida, non voleva fare brutta figura appena arrivato.

“Non ti dirò neppure se la scelta è giusta o sbagliata. Promesso. Che ci rimetti, su, deciditi a rispondere.”

Daug indicò un punto che gli sembrava interrompere una certa simmetria complessiva del disegno. Dot divenne serio, ma non disse nulla.

“Bene, adesso entrerai nel reparto microsaldature. Per qualche giorno devi solo guardare cosa fanno gli altri. E, riguardo al lavoro, puoi domandare quello che vuoi.”

Daug indossò la tuta bianca con casco e respiratore, indispensabile per accedere all’area vacuum dove si eseguivano i delicati assemblaggi. Ci rimase per quattro ore. Poi il Capo lo fece uscire.

“Bene, il tuo primo giorno di lavoro è finito, tornatene a casa. Domani devi essere qui alla stessa ora. Andrai di nuovo nel reparto saldature. Domande?”

“Una sola, Capo, però… non attinente al lavoro…posso?”

“Ma sì, sentiamo. Vuoi sapere cos’è OMNIA?”

“No Capo, vorrei notizie della ragazza che ha battuto la testa nel muro.”

“Poverina, davvero non era mai capitata una cosa del genere, qui nel Centro. E’ morta. E l’altra è ricoverata al reparto psichiatrico. Naturalmente la defunta figurerà vittima di un incidente stradale e nessuno di voi dovrà aprire bocca. Siamo intesi?”

“Certo Capo, è stato un incidente.” Rispose l’allievo, accomiatandosi dal suo tutore con una stretta di mano.

Daug fu accompagnato all’uscita da un giovane assistente: in quel labirinto di corridoi luminosi era impossibile orientarsi da soli. Quando furono all’aperto il suo accompagnatore all’improvviso divenne loquace:

“Niente male per un idraulico! – disse sorridendo – hai risolto al Capo un problema su cui si rompeva la testa da una settimana, però non riferirgli che te l’ho spifferato io”

“Figurati se faccio la spia, a me interessa solo salvare la pelle. Mi chiamo Daug.”

“Io sono Lars. Ricordati, fuori dall’edificio si può parlare liberamente, ma dentro ogni ambiente è audiovideo controllato, compresi i bagni. A domani.”

Si salutarono affettuosamente, come vecchi amici, dopo tutto avevano un segreto in comune.

Alfred lo aspettava con il motore acceso.

“Andiamo a casa, Alfred, ma lentamente, senza scossoni, perché potrei vomitare.”

“Ma che accidenti ti è successo? a un certo punto sono arrivate due ambulanze, tutti erano agitati…ho avuto paura per te, sei una tale testa calda!”

“Nulla, non è successo nulla…la Betta si è divorata due ragazze. L’importante però è che io sia ancora vivo. E il lavoro non è male.”

“Fatti coraggio, domani andrà meglio. Va sempre meglio con il tempo…”

“Ora sembri mio nonno: anche dal male viene il bene e tutte quelle stupidaggini che legge nella sua Bibbia. Meglio se stai zitto”

Arrivarono a casa con la velocità di un funerale. Daug passò il pomeriggio con una birra in mano, fissando il video spento. Non sapeva che pensare, non aveva neppure voglia di guardare il campionato di palla plutonica. Stentava a credere che tutto quello che aveva vissuto nelle ultime ore stesse accadendo proprio a lui.

La sera ovviamente si fece vivo il supervisore, ma non tramite il cercapersone: Ector si presentò di persona e Daug fu costretto a riceverlo. Non nascose il suo malumore

“Mi ha offerto un lavoro, però si è dimenticato di dirmi che stava all’inferno.” disse risentito.

“Via, Daug, non esageri. Le ho portato una torta al cioccolato fatta da mia moglie. Spero che le piaccia il cioccolato… Ho sentito che ci sono stati dei problemi, al Centro, cose che capitano. Però con il Capo si è trovato bene, vero?”

“Quello che è successo lei di certo lo sa perfettamente e ci vuole una  bella faccia di bronzo, caro il mio signor Ector che pensa solo alla felicità dei cittadini, per definire problema un suicidio!”

“Su, non si arrabbi Daug. Quella ragazza non aveva mai dato segni di disturbo mentale, altrimenti sarebbe stata scartata. Ha avuto una crisi imprevedibile. E l’altra, la fanciulla di facili costumi, si riprenderà presto e tra poco tornerà al Centro: se poi nel suo tempo libero vuole continuare a spassarsela, come hobby, per noi va bene. E lei, cosa farà nel suo tempo libero? spero che eviterà il suo vecchio giro di ubriaconi obesi.”

“Vorrei andare al funerale della signorina Sandris, naturalmente terrò la bocca cucita. Ormai ho capito come gira il vostro mondo.”

“Questo, caro giovanotto questo è il ‘nostro’ mondo, noi tutti lavoriamo per il bene del genere umano, lei compreso, sebbene ora sia così sconvolto da non comprenderlo. Comunque è autorizzato a recarsi a dare l’ultimo saluto alla sua collega, con la dovuta riservatezza s’intende. Buona notte!”. Il correttore uscì senza stringere la mano a Daug: non aveva la sua solita aria sorridente, sembrava  addirittura addolorato.

“Per fortuna la visita è stata breve” mormorò Daug, chiudendo la porta. La torta aveva un’aria appetitosa…si scaldò un po’ di latte e in pochi minuti la mangiò tutta, fino all’ultima briciola. “Un’impresa degna di Fatty” pensò Daug, contento di avere commesso un gesto contrario alle norme salutiste.

Si mise a letto ma non riusciva a prendere sonno, aveva sempre davanti agli occhi la scena del suicidio: all’improvviso il cercapersone cominciò ad emettere la sua nenia riposante e gli occhi di Daug si chiusero d’incanto. E digerì senza problemi.

Continua….

VN:F [1.9.22_1171]
Rating: 0.0/5 (0 votes cast)

Rosanna Bogo