Terza Parte

Qui la seconda parte.

Daug tuttavia si rendeva conto che sabotare un risvegliatore senza farsi scoprire non era impresa alla portata di un semplice idraulico e, per la prima volta in vita sua, rimpianse di non avere mai frequentato un corso di elettronica applicata; poi, all’improvviso, un lampo gli illuminò la mente: tra le tante cianfrusaglie ammassate nello stanzino del suo miniappartamento c’erano anche pezzi di vecchi apparecchi rotti che forse potevano servire allo scopo.

“Per fortuna sono un disordinato cronico – esclamò aprendo la porta del ripostiglio – e non mi ricordo mai di buttare la spazzatura.”

Frugando tra tutto quel ciarpame alla fine trovò un fusibile visibilmente guasto e lo sostituì ad un pezzo simile all’interno del risveglitore: così il marchingegno a prima vista sembrava perfetto, a parte ovviamente il particolare di non funzionare.

Aveva appena terminato la “riparazione” quanto qualcuno suonò alla porta: era il ‘correttore’.

La professione di correttore rimaneva una delle poche che, per legge, poteva essere svolta esclusivamente da umani. Ormai le fabbriche erano completamente automatizzate, le attività artigianali o professionali prevedevano sempre la presenza di robot che gli operatori si limitavano a dirigere: solo il correttore, il programmatore e il riparatore hardware dovevano contare esclusivamente sulle loro forze. L’uno vigilava sull’equilibrio sociale, gli altri impedivano alle macchine di sottrarsi al controllo umano.

I correttori erano una corporazione con una rigida struttura gerarchica: chi raggiungeva il vertice della carriera otteneva il titolo di Correttore Maximo ed entrava a fare parte del governo, il Correttore Mediatore aveva il grado di funzionario ed operava come giudice o organizzatore sociale, al livello più basso si trovava il Correttore Civile, detto comunemente ‘correttore’, strano connubio tra un assistente sociale, un poliziotto, uno psicologo, un sacerdote e una vecchia zia petulante. La sua mansione consisteva nel reprimere le infrazioni minori commesse dai cittadini: una sosta vietata, un’ubriachezza molesta, un piccolo atto vandalico, un litigio con vie di fatto, una grave mancanza in ambito lavorativo o salutistico comportavano sempre la visita a domicilio di un ‘correttore’ che, non solo comminava la ‘pena’, pecuniaria o di altro genere, ma cercava di convincere il ‘deviante’ a pentirsi sinceramente delle proprie malefatte e mutare comportamento. Un vero fastidio per chi, come Daug, era pienamente soddisfatto del proprio stile di vita.

Nel caso di reati gravi o comportamenti antisociali fuori controllo il sistema di repressione seguiva però una procedura del tutto diversa: il colpevole, prelevato da una squadra di robotcop comandata da un Correttore Mediatore, veniva  portato nel Centro di Rieducazione. Qui la riconfigurazione del deviante veniva attuata con metodi coercitivi: da prima il soggetto soggiornava nel così detto “Osservatorio” poi, se la psicoterapia, l’ipnosi e le tecniche di autocontrollo non davano i risultati attesi, passava nel reparto “Correzionale” dove, con dosi massicce di farmaci, elettrochoc e chirurgia endocranica laparotomica, veniva reso inoffensivo per la società.

Chi era rilasciato dal Correzionale, evento che non accadeva di frequente, sembrava davvero un’altra persona, irriconoscibile per amici o parenti e del tutto innocua per la collettività

Comunque solo una minima percentuale della popolazione sperimentava i rigori della Rieducazione: in generale i cittadini godevano di un’ampia libertà, seguivano le loro inclinazioni, potevano scegliere gli studi, la professione, i divertimenti che preferivano, a patto di mantenersi in salute, svolgere almeno dodici ore di lavoro settimanale e seguire un programma di aggiornamento culturale.

Attraverso l’educazione permanente si cercava di mantenere un livello culturale omogeneo che indubbiamente favoriva la pace sociale e, nello stesso tempo, si metteva in atto un meccanismo di compensazione economica: chi svolgeva attività meno remunerate poteva integrare i guadagni iscrivendosi a corsi retribuiti e qualificarsi in ambiti professionali diversi. Così anche un giardiniere aveva la chance di divenire professore di storia o ingegnere, senza però mutare sostanzialmente tenore di vita.

Daug non amava il motto “migliora te stesso per migliorare la collettività” e non si entusiasmava all’idea di contribuire al progresso della società dipingendo mattonelle olandesi, tuttavia sapeva che, per evitare guai, occorreva mantenersi entro standard minimi di performance e rispettare le convenzioni.

Il correttore suonò di nuovo il campanello, un po’ spazientito e Daug si decise ad aprire la porta: fece accomodare il suo ospite nel salotto-cucina, gli spiegò il motivo del ritardo alla lezione, gli mostrò il risvegliatore guasto, gli parlò del vecchio computer-auto, difficile da regolare.

“Gli avevo detto che avevo un po’ di fretta  ma lui, al solito ha esagerato. Sa, con i punti che guadagno non posso permettermi un man-supporter di qualità.”

“Caro giovanotto – disse il correttore, dando di sfuggita un’occhiata all’interno del risvegliatore – lei evidentemente non è fortunato con le macchine, però devo avvertirla che, negli ultimi tempi, ha imboccato una strada pericolosa, e non parlo solo di quello che è accaduto stamani. Anzi, per le infrazioni al regolamento stradale e il ritardo alla lezione le dimezzerò la multa, visto che il suo comportamento scorretto è in parte imputabile a difetti dei supporter. Inoltre lei mi fa un po’ pena, perché non sembra preoccuparsi della sua modesta formazione culturale e, mi creda, questo è ben peggio che avere pochi mezzi economici. Quando parlo di cattiva strada, per intendersi, io alludo al suo atteggiamento in generale: da qualche tempo lei frequenta un giro di persone refrattarie all’integrazione sociale, giovani che seguono da anni con scarso profitto corsi di educazione civica, soffrono di dipendenza da fumo e alcool, cambiano di continuo lavoro e tendono all’obesità … dovrebbe farsi amici diversi, migliori, perché, come dice il proverbio ‘chi va con lo zoppo, prima o poi, impara a zoppicare…’ ”

Daug rimase in silenzio, intimorito. L’atteggiamento del correttore non sembrava minaccioso,  il tono della voce era quasi paterno, ma le cose che diceva pesavano come macigni.

“E poi non ha ancora una ragazza fissa – proseguì il correttore – e ormai è sulla trentina. Ecco, per diventare un cittadino ‘regolare’ a punti negativi zero dovrebbe cambiare amici, trovarsi una fidanzata, magari chiedere l’autorizzazione a riprodursi, stare di più in casa, guardare documentari istruttivi, seguire corsi culturali di riqualificazione: in poche parole mutare radicalmente stile di vita.”

“Mi creda, vorrei tanto avere una compagna, ma guadagno poco, la mia casa è piccola e ha una fornitura domotica modesta. A quale donna piacerebbe vivere così!”

“Di questo non deve preoccuparsi, ho già pensato ad un programma di recupero su misura per lei: le faremo incontrare alcune signorine selezionate con programmi di nuova generazione in grado di combinare 20.000 variabili. Forse troverà le candidate un po’ troppo giovani, però quelle oltre la trentina ‘non collocate’ di sicuro non le piacerebbero e la soddisfazione del cittadino è per noi essenziale. Inoltre avrà modo di progredire nel suo lavoro: la sposteremo in un’altra area professionale, ovviamente per il momento sarà solo un passaggio orizzontale perché le manca la formazione di base, ma presto diventerà un assistente tecnico B1 riparatore hardware. Ho trovato un posto di apprendista adatto per lei, naturalmente si tratta di un lavoro statale a tempo pieno. Comprendo che diciotto ore alla settimana sono un sacrificio per chi è abituato a lavorarne a fatica 12, però guadagnerà di più e, superata la fase di addestramento, avrà abbastanza punti nella scheda stipendio per mantenere una famiglia.”

Daug non ne poteva più di quella specie di vecchia nonna in doppio petto blu che lo soffocava con i suoi saggi consigli. Si fece coraggio e replicò:

“E se invece volessi continuare con la mia attività di idraulico e avere più tempo libero… la legge me lo permette, non è vero?… naturalmente mi impegnerei a ridurre le uscite con gli amici… eviterei con cura le piccole infrazioni, i ritardi a lezione, le corse in macchina…”

“In questo caso devo avvertirla che lei ha già accumulato un punteggio negativo notevole, direi pericoloso: dalla sua carta elettronica consumi risulta che frequenta assiduamente il cyberbar ‘Gearloose’ e consuma non solo alcolici ma anche cibo contenente calorie e grassi in quantità esorbitante. E per di più insaturi. Se continua così si ammalerà di fegato o di cuore, causando un danno erariale per le cure che riceverà. Fortunatamente non fuma e questo le evita, al momento, un richiamo ufficiale per ‘infrazione sanitaria’. Ma, tornando alle proposte che le ho illustrato, – proseguì il controllore con tono più autoritario – segua il mio consiglio, le accetti. Diventerà un aiuto riparatore, avrà una famiglia e, soprattutto eviterà il peggio. Sa cosa intendo…Lei è libero di scegliere, ma l’avverto che da domani la sua carta  consumi sarà bloccata su quasi tutti i servizi voluttuari e le verrà assegnato un bonus vacanza K. Inoltre, in caso di parere negativo sul suo rendimento al corso di ceramica dovrà ripeterlo, e frequentare contemporaneamente un ciclo di lezioni di educazione civica!”

Continua….

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Rosanna Bogo