Bruciare libri, con intenzione e metodo e non per accidente, è stato spesso preludio ai roghi di uomini.
Qualche volta un rogo di libri poteva essere utilizzato anche per fini diversi.
Si dice che Domenico di Guzman, per aiutare i poveri affamati durante un periodo di carestia nella sua Castiglia, vendesse addirittura i suoi preziosi volumi(e alla fine del 1100 un solo libro valeva una fortuna).
Ordinato sacerdote, si occupò, nel sud della Francia, di una riforma del clero e dell’opera di correzione dalle eresie. La sua fu una attività di confutazione soprattutto dialettica, ben lontana da quegli orrori dell’inquisizione che sarebbero stati cari a Torquemada.
In questo quadro del 1495, di Pedro Berruguete (sì, quello del ritratto del Duca di Montefeltro) il futuro Santo (fu canonizzato a Rieti nel 1234, dodici anni dopo la morte, da papa Gregorio IX) gioca con i suoi oppositori eretici la carta del ‘giudizio divino': fa accendere un rogo e poi, a turno, lui ed i suoi oppositori vi getteranno sopra i propri libri.
I volumi che raccontano le teorie false saranno preda del fuoco, gli altri (i suoi…) miracolosamente si libreranno per l’aria a dimostrare da che parte stiano la Verità e Dio.
fuchs